Gomorra, la finzione usata per raccontare la realtà spietata della camorra. Le storie raccontate nella serie, così cruente, ma anche così vere.
Gomorra è da molti considerata la migliore serie TV mai prodotta in Italia. Il successo di ascolti su Sky, le critiche positive arrivate anche dall’estero la consacrano come un prodotto eccellente.
Una serie che non ha nulla da invidiare alle migliori produzioni americane e che è ormai diventata cult e un punto di riferimento del genere proprio come Breaking Bad o Game of Thrones.
Però non è tutto oro quel che luccica, e se la prima stagione era perfetta la seconda ha iniziato ad avere i suoi primi problemi.
Il riferimento va all’episodio 5 della seconda stagione intitolato “Occhi negli Occhi”:
La scena è la seguente:
Ciro e Genny si recano separatamente a Trieste, in vista dell’incontro prefissato per il giorno dopo. Genny riesce a sorprendere l’Immortale alle spalle in un momento di distrazione, lo costringe a inginocchiarsi con una pistola puntata alla testa e a implorare perdono, ma non spara e gli intima di ricordarsi di questo momento.

Analizzando ciò che abbiamo visto nella prima stagione, i presupposti per uccidere l’immortale Ciro c’erano tutti: Genny era venuto a conoscenza dell’identità dell’assassino della madre, appunto Ciro, il quale aveva anche tentato di ucciderlo nel corso dell’ultimo episodio della prima stagione. Quindi perchè non farlo fuori?
Questa scelta, crea un precedente importante, al punto da minare la credibilità di ciò che viene raccontato da questo punto in poi della storia.
Fino a questa famigerata quinta puntata Gomorra era caratterizzata proprio dalla spietatezza della realtà dei fatti. Il fulcro di Gomorra era proprio il vero, la finzione che racconta la realtà spietata della camorra. Le storie raccontate nella serie, così cruente, ma anche così vere, le puoi trovare guardando un telegiornale o leggendo un quotidiano.
Quella scelta ha dato al personaggio di Gennaro Savastano una aspetto troppo machiavellico. Da questo punto in poi la serie perde la sua purezza, la finzione prende il sopravvento.
Negli episodi successivi della seconda stagione Genny viene messo ai margini della storia, la figura di Don Pietro ritorna centrale e quasi ci dimentichiamo di quello che è accaduto.
Nell’ultimo episodio della seconda stagione, “La fine del giorno”, i due protagonisti s’incontrano di nuovo: il giovane Savastano va a trovare Ciro, che oramai è un uomo sfatto e devastato per la morte della figlia. Genny gli consegna una pistola dicendogli che gli è ancora rimasta una cosa da fare. In altre parole gli chiede di uccidere il padre, Don Pietro!

E qui ritorna la finzione, che sembra proseguire per tutta la terza stagione. Genny e Ciro si sostengono l’uno con l’altro come se quello che fosse successo in precedenza fosse stata una parentesi trascurabile.
Più volte abbiamo visto nel corso della serie come i personaggi vengano uccisi anche per futili motivi. Gomorra ci ha insegnato che in quest’ambiente non esiste una seconda possibilità, quando si commette un errore o si tradisce, si paga con la vita. Non esiste il grigio esiste solo il bianco o il nero. Tutto questo sembra essere in contrasto con il rapporto che si viene a creare tra i due protagonisti nella seconda e nella terza stagione. La scelta di tenere in vita e di farli poi cooperare sembra essere puro fanservice.
La credibilità di una storia non coincide sempre con il reale, pensiamo ad esempio a Game of Thrones: l’ambientazione è tutt’altro che reale, ci sono draghi, ci sono esseri soprannaturali, però la storia risulta credibile perchè riesce a non infrangere le regole che essa stessa si è data. Tutto risulta coerente sempre, talmente coerente che lo spettatore rimane spiazzato quando uno dei protagonisti iniziali (Ned Stark) perde la vita come un personaggio qualunque. Pian piano lo spettatore viene abituato alle regole della serie e ciò che all’inizio è sorprendente, diventa poi coerente e credibile.
Tutto questo, a mio parere, viene meno in Gomorra anche se continua ad essere un prodotto molto godibile.