La recensione episodio per episodio della seconda stagione di Jessica Jones, per chi è troppo impegnato per fare maratone ma vuole comunque spazio per discutere
Lo scossone con cui si è conclusa la precedente puntata era destinato a risolversi in breve, con tutte le prove a disposizione sull’innocenza di Jessica.
Volendo invece puntare sul pregiudizio della polizia nei confronti di certi super-esseri, l’incarcerazione di Jessica viene portata per le lunghe. E questo non porta che a diluire notevolmente gli avvenimenti su schermo. Si percepisce già da questo episodio che le decantate 13 puntate delle scorse stagioni e delle scorse serie (Daredevil e JJ, più che altro) sono troppe. Altro che “un unico film da 13 ore“, come siamo stati abituati a leggere per tutto il 2015.
Interessante rimane notare come la gente intorno a Jessica reagisce ai suoi poteri, alla sua particolarità. Avrebbe dovuto essere un tema principe della stagione, a giudicare dai primi episodi. Eppure è solo ora che ci ricordiamo che Jessica è un superdotato. Perché, insomma, diciamocelo: non è sfondare una porta o un paraurti ogni tanto a mantenere vivo il genere supereroistico all’interno della serie.
Jessica si ritrova nel giro di pochi minuti a confrontarsi riguardo la propria natura con due persone completamente differenti. Da un lato abbiamo un poliziotto che ben ricorda cosa fece Jessica per salvare lui e i suoi colleghi durante l’intrusione di Kilgrave in centrale, un uomo che è stato coinvolto in prima persona dagli effetti di questi super-uomini; d’altro canto, Pyrce Cheng non ha avuto mai nessun tipo di contatto con queste faccende e dimostra tutto il suo, giustificato, pregiudizio e pressapochismo. La reazione di Jessica ai due sarà stata differente nei modi, ma mostra la stessa volontà di agire in bene per tutti.
Lo sforzo che fa Jessica per indagare da semplice professionista al caso IGH si vede tutto. La cosa la riguarda ben più da vicino e andare avanti sarà anche un modo per smentire le parole di Cheng. Perché, diciamocelo: inconsciamente qualche verità la dice.
Di donne, rabbia e confronti
Se si parla di faccia a faccia con sé stessi, Trish non risulta da meno in questo episodio come finora nella stagione. Le sostanze di Simpson che Trish assume iniziano a mettere in luce i suoi pensieri più profondi, quelli che anche lei ignorava avere. Se le sostanze parlino effettivamente al posto suo o se Trish sia più consapevole che mai dei propri desideri è un dubbio lecito da avere, ma la realtà è più vicina a noi – e a lei – di quanto si pensi.
A darci uno sguardo più attento della (non) dottoressa, ormai ribattezzata “l’assassina”, è Jessica. Tuttavia, ciò a cui giunge l’investigatrice ribadisce quello che noi già pensavamo e infatti sono i suoi brevi e insani momenti di vita quotidiana che ci danno indizi più sostanziosi su chi possa essere questo misterioso personaggio. Riascoltare il dialogo che l’assassina e Jessica hanno avuto al loro primo incontro potrebbe non essere una mossa da poco.
Era una madre? Era sposata?