Stranger Things 2: un’avventura nella fantascienza ambientata negli anni ’80
Stranger Things 2 è ambientato negli anni ’80 ed inizia in prossimità di Halloween. Will (interpretato da un bravissimo e talentuoso Noah Schnapp), molto più presente e centrale in questa nuova stagione, continua ad essere perseguitato dalle visioni del Sottosopra e ben presto si rende conto che il pericolo è di nuovo vicino.
Dustin e Lucas sono catturati dalla presenza di una nuova compagna di classe dai capelli rossi, Max, e da una strana e misteriosa creatura.
Mike invece rimane al fianco di Will e nel frattempo continua a pensare notte e giorno a Eleven di cui da più di un anno ha perso ogni traccia.
Sicuramente quindi si esaurisce l’effetto sorpresa provato nella prima stagione: la storia di base è uguale ma l’intreccio e com’è stato sviluppato non lascia delusi. La trama infatti è piuttosto articolata anche grazie alla presenza di molti storyline.
Come accennato nelle poche righe di riassunto della trama in questa seconda stagione compaiono dei nuovi personaggi. Se suddividiamo i protagonisti di Stranger Things per età possiamo ricavarne tre gruppi: i ragazzini, i fratelli e gli adulti. Per ognuno di questo gruppo possiamo accostare uno o più personaggi nuovi.

Per i ragazzini arriva Max (interpretata da Sadie Sink): un’adolescente dai capelli rossi e ondulati, che è un asso nei videogiochi e che usa lo skate come mezzo di spostamento. Per i ragazzi più grandi c’è Billy (interpretato da Dacre Montgomery): fratellastro di Max con problemi comportamentali. Per gli adulti entrano in campo ben tre nuovi personaggi: Bob (interpretato da Sean Astin) che sarà il nuovo compagno di Joyce, burlone, paccioccone e piuttosto bravo con l’elettronica; il Dottor Owens (interpretato da Paul Reiser) che di sicuro avrà un ruolo importante anche nella prossima stagione e infine, Murray Bauman (interpretato da Brett Gelman) che fa la parte di un giornalista appassionato di cospirazioni.
In questa seconda stagione la bravura degli attori ha raggiunto livelli ancora più elevati rispetto alla stagione precedente (cosa forse impensabile visto che già era emersa la loro dote).
I protagonisti sono dei ragazzini che nella vita reale hanno dai 12 ai 16 anni al massimo e hanno una bravura pari agli attori holliwoodiani già affermati. Basti pensare che Noah Schnapp (Will) non sfigura minimamente quando recita nelle scene accanto a Winona Ryder (Joyce, madre di Will).
(Solo a me viene da piangere se penso agli attori italiani affermati?).
Molti personaggi si sono evoluti esponenzialmente.
Hopper (interpretato da David Harbour) è il protagonista maschile che si comporta meravigliosamente da “umano” così come Eleven (interpretata da Millie Bobby Brown) lo è per la protagonista femminile. Hopper instaura con El un bellissimo ma non semplice rapporto padre-figlia adolescente: di litigi ce ne saranno, e molti, ma di fondo quello che lega questi due personaggi è l’affetto incondizionato.
Il sempre cotonato e laccato Steve (interpretato da Joe Keery) ha avuto un’evoluzione e una crescita esorbitante. Se nella prima stagione non potevamo vederlo in questa seconda stagione abbiamo cominciato ad amarlo e ad apprezzarlo sempre di più: ha finalmente compreso che Nancy (interpretata da Natalia Dyer) non è interessata minimamente a lui; ha aiutato Dustin con Dart (e purtroppo anche con la pettinatura) ed è diventato il custode dei più piccoli, proteggendoli anche a costo della propria vita. Complimenti Steve!
Anche in questa stagione possiamo comprendere e vedere quello che avviene nella cittadina di Hawkins tramite gli occhi di Will, Mike, Lucas e Dustin: giochi di ruolo e videogames continuano a condizionare il loro (e il nostro) modo di percepire quello che sta accadendo. Il fascino di Stranger Things per quanto mi riguarda proviene anche da questa prospettiva.
Ci sono poi molte altre cose piuttosto interessanti ed intriganti che mi lasciano però un po’ incerta e con la speranza che vengano approfondite molto di più nella prossima stagione.
Molto bella la storia della madre di Eleven e soprattutto come l’hanno costruita creando un legame tra le uniche parole da lei pronunciate e le immagini, presentate con una velocità crescente. Che fine farà ora sua madre? Resterà in quello stato catatonico per sempre?
I demo-gog (o demo-cani nella traduzione italiana) provano dei sentimenti infatti Dustin è riuscito a creare un legame con Dart (e sinceramente mi è pure dispiaciuta la sua morte. Sì, lo so, non ci sono speranze per il mio cuore tenero). Ci sarà uno sviluppo di questa parte psicologica nelle creature del Sottosopra?
La sorella di Eleven, 008, ha dei poteri fantastici (se dovessi scegliere tra i suoi poteri e quelli di El farei molta fatica) ma dov’è finita? Finisce così la loro storia?
E infine Max e Billy. Soprattutto Billy mi è sembrato un personaggio molto interessante, i problemi comportamentali sono piuttosto evidenti direi e questi mi affascinano non poco. Sicuramente la sua presenza ha aiutato Steve a crescere, di fatto Steve grazie ai maltrattamenti di Billy non si è più sentito il bullo e il figaccione della scuola ma..? Né Max né Billy mi sono sembrati essenziali in questa seconda stagione quindi spero vivamente che nella prossima abbiano dei ruoli più importanti perché altrimenti non mi capacito di questa scelta.
In linea di massima comunque ho amato Stranger Things 2 tanto quanto la prima stagione. Si è rivelata molto più ansiogena e con molta più azione. La cura per i dettagli anche a livello grafico resta alta. Ogni scena ambientata nel Sottosopra mi sembrava in 3D e ne resto sempre affascinata. Inutile dirvi che aspetto con ansia l’uscita di Stranger Things 3.
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A presto cinefili,
erigibbi
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