The Terror 1×02 – Gore, la recensione

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The Terror

La recensione di The Terror, la serie prodotta da Ridley Scott in onda ogni lunedì su Amazon Prime Video.

La scomparsa dell’Erebus, romanzo da cui è tratta la serie tv The Terror, apre la sua narrazione con una frase presa direttamente da Moby Dick. Il romanzo di Herman Melville sottolinea spesso la capacità del colore bianco di suscitare inspiegabile terrore; e la balena bianca agognata dal capitano Achab si fa portavoce di tutti gli orrori scanditi attraverso il colore bianco.

Il secondo episodio di The Terror non dimentica le fonti che hanno ispirato il romanzo d’origine e propone uno spettacolo perfettamente contrastante con il primo episodio.

Dai claustrofobici interni dell’Erebus e del Terror, noi quanto l’equipaggio veniamo abbandonati in una sconfinata landa innevata. Senza possibilità di fuga, le due navi della spedizione del capitano John Franklin sono irremediabilmente bloccate dall’opprimente abbraccio dell’inverno.

Comprendere il vero terrore di questa situazione è semplice, l’ottimismo dell’equipaggio non è sufficientemente grande da coprire i disagi e le preoccupazioni. Non è necessario aver letto il romanzo di Dan Simmons per cogliere il riferimento all’orrore di cui scrive Melville con Moby Dick. Ci pensa il titolo di quest’episodio a esplicitarci meglio la situazione.

Per i non avvezzi al termine, con gore si indica il sotto-genere dell’horror identificabile come splatter; ovvero la raffigurazione più cruda della violenza. La parola “splatter”, d’altronde, significa “schizzare”, in ovvio riferimento alle grandi quantità di sangue presenti negli sceneggiati di questo genere. E cosa potrebbe essere più terrificante di un vacuo deserto bianco se non del sangue riversato su di esso? Sangue di Gore, il tenente Graham Gore.

Nel primo episodio della serie, il terrore si incarnava in più forme: erano esse fisiche o mentali. In Gore l’orrore assume vesti concrete, definite e si consuma in pochi istanti, in indefinibili attimi di panico e impotenza. La temibile natura di cui si presagiva il peso si manifesta con fattezze inimmaginabili.

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I resoconti del dottor Goodsir circa il tragico incidente avvenuto durante la missione esplorativa lasciano sbalorditi gli alti ufficiali, incerti se quanto udito sia frutto di qualche comprensibile scherzo della mente. Una cosa è certa: l’eschimese colpito dal proiettile di Gore deve essere salvato. A poco servono gli sforzi di Goodsir per evitare un tragico spettacolo alla figlia del nativo, quest’ultimo ormai consapevole del proprio destino. L’uomo perirà e un nuovo spaventoso messaggio giungerà per i marinai: non ci è dato sapere se un avvertimento o una minaccia.

La manifestazione palese dell’orrore naturale, costituito dal presunto orso incontrato da Gore e Goodsir e dal ghiaccio che impedisce il proseguimento del viaggio dell’Eurebus e del Terror, non demoliscono le nostre speranze di vedere i protagonisti della serie consumarsi tra di loro e scoprire quanto il terrore faccia parte tanto della natura quanto dell’uomo.

Abbiamo dei piccoli assaggi di ciò con Crozier e Franklin. I due sono stati contraddistinti fin da subito dal forte sostegno che si apportano a vicenda, nonostante le enormi divergenze che affrontano in discussioni di varia natura. Crozier si allontana da Franklin, sfrutta la sua posizione militare per chiudersi all’interno del Terror e non aver occasione di incontrare l’amico. Non ha rancore verso Sir John Franklin, ma quest’ultimo soffre pesantemente questo cambiamento, perdita dell’unico frammento di quotidianità rimasta.

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Il dialogo tra i due riguardo gli spiacevoli avvenimenti che hanno portato al loro allontanamento è interessantemente contrapposto alle sequenze in flashback, suggerendoci che dovremo far particolare attenzione ai protagonisti della storia, non soffermandoci su quanto affermano o credono di pensare su loro stessi.

Queste due sequenze sono inoltre da integrare al tema più grande che serpeggia per l’episodio, ovvero l’amore. Se Franklin e Crozier hanno dato prova e stanno mettendo alla prova la reciproca amicizia, il flashback ci mostra le rotture e le incomprensioni dovute un’amore di più classica natura, l’amore per una donna.

Vi è spazio anche per l’amore fisico, tanto quanto per l’amore bislacco e inconsueto, consumato grottescamente – di certo sono parole edulcorate a dispetto di ciò che ha pensato Irving al suono dei gemiti di Cornelius Hickey e William Gibson. Un comportamento che potrebbe costar loro molto caro, ma che mette fortemente a disagio il giovane Irving nel momento in cui assiste agli onori che il superiore Crozier concede a Hickey.

Vi è desiderio d’amore a bordo, affetti di diversa natura; e proprio per questo la ragazza eschimese – che ci ha anche resi partecipi di amore familiare – potrebbe presentarsi agli uomini dell’equipaggio come fonte di consolazione, ma anche di conflitto.

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