Una famiglia quasi perfetta: una figlia scomparsa, bugie e droga. Quale sarà la verità?
Una famiglia quasi perfetta
TITOLO: Una famiglia quasi perfetta
AUTORE: Jane Shemilt
EDITORE: Newton Compton Editori
PREZZO: € 4.90 cartacoeo; 0.99 e-book
RECENSIONE:
Jenny è un medico, sposata con un famoso neurochirurgo e madre di tre adolescenti. Una famiglia all’apparenza perfetta che si sgretola quando Naomi, la figlia quindicenne, una sera non torna a casa.
A un anno dalla sparizione Jenny non si arrende: sta ancora cercando di scoprire che fine ha fatto sua figlia. Attraverso questa ricerca scoprirà che Naomi era molto diversa da come pensava che fosse.
La narrazione si svolge in due archi temporali e spaziali: il passato (2009, anno della scomparsa di Naomi) è ambientato a Bristol mentre il presente (2010) è ambientato nel Dorset; la narratrice è proprio Jenny, la madre di Naomi.
Se devo essere sincera Jenny non mi è piaciuta. È una donna in carriera che pensa solo al lavoro e non si rende conto dei bisogni e dell’esistenza dei suoi figli. Non metto in dubbio che dei figli adolescenti siano difficili da comprendere e a volte è difficile anche comunicare con loro ma Jenny si rifiuta di farlo, procrastina ogni giorno perché è troppo stanca, perché ha del lavoro da fare, perché ha il suo hobby da portare avanti o perché non pensa sia il giorno giusto.
Nel momento in cui si rende conto che i suoi figli non sono perfetti come credeva secondo me reagisce in modo troppo razionale, quasi distaccato. Pianifica tutto quello che c’è da fare per sistemare il problema ma non pensa di parlare con loro, di parlare a loro e per di più fa molta fatica a prendersi le sue responsabilità.
Come nei romanzi rosa ci sono ormai dei tipici cliché, mi è sembrato che anche nei thriller ce ne siano. Anche in questo romanzo infatti la protagonista lavora tantissimo, semra avere una famiglia perfetta che in realtà perfetta non è, ha un marito praticamente assente per via del lavoro, i figli si chiudono un po’ alla volta in se stessi e improvvisamente da amorevoli diventano scontrosi e costantemente arrabbiati e ovviamente la protagonista si rende conto troppo tardi che non ha seguito la sua famiglia in modo adeguato.
Ce lo avrebbe detto? Le strade scorrevano fuori dal finestrino, piene di persone che non erano Naomi. Mentre le osservavo camminare lungo i marciapiedi, vive e libere, mi resi conto che non l’avevo appena persa; forse l’avevo persa molto prima che scomparisse e non sapevo più chi fosse.
Si tratta di una mia impressione o nei thriller ci sono spesso queste componenti?
Lo stile di scrittura è buono ma di per sé ho trovato la narrazione troppo pesante soprattutto nelle parti ambientate nel presente: mi sono sembrate meno interessanti, più noiose rispetto alle parti ambientate nel passato, inerenti la scomparsa della ragazza.
Il finale è stato abbastanza inaspettato ma non mi ha sconvolto come probabilmente avrebbe dovuto fare. Quello che più mi ha sconvolto è stato il comportamento di Naomi. Naomi ha solo 15 anni e mi sembra difficile credere che nella vita reale una ragazzina di 15 anni possa comportarsi come ha fatto lei all’interno del libro. Sembra un comportamento creato ad hoc per la storia, finto.
In sintesi, sicuramente volevo sapere che fine avesse fatto Naomi: è morta? L’hanno rapita? Se n’è andata volontariamente? Può essere ancora viva?
Purtroppo però non mi sono sentita molto coinvolta e non provavo nemmeno la spinta a continuare a leggere senza staccarmi. Chiudevo il libro molto tranquillamente, nonostante la curiosità.
Considerando questo, trovo che come thriller Una famiglia quasi perfetta di Jane Shemilt non sia il massimo ma non sia nemmeno da buttare.
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erigibbi
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